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Riconoscere le proprie emozioni

Nell’articolo precedente abbiamo visto come tutti noi siamo in grado di fare una descrizione di noi stessi, o meglio dell’immagine che abbiamo di noi. Nel compiere questa operazione rimaniamo nel campo del razionale. E’ la nostra parte pensante che recupera quelle informazioni che ci riguardano e le trasmette attraverso una serie di “io sono…”.

Quello all’interno della nostra mente razionale è un dialogo piuttosto semplice, lo è molto meno quello tra la nostra mente razionale e la nostra mente emotiva, entrare cioè in contatto con il nostro “nucleo caldo”, là dove nascono le emozioni. Questo dialogo risulterà particolarmente difficile a chi, nella sua infanzia, non è stato educato a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni o, ancor di più, a chi è stato impedito di esprimerle.

Paura, felicità, tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa sono le emozioni base che, con molte altre secondarie, possiamo definire come un cambiamento che avviene nella nostra mente e nel nostro corpo in certe situazioni. La mente ed il corpo, infatti, si “attivano”  in conseguenza di uno stimolo che può essere interno, come ad esempio la formulazione di un pensiero o il contattare un ricordo, o esterno durante un’esperienza.

La nostra vita è un succedersi continuo di esperienze alle quali, a volte come protagonisti principali a volte come protagonisti secondari o come semplici comparse, comunque partecipiamo. Possiamo immaginare un’esperienza come un susseguirsi di stimoli e risposte. I pensieri e le emozioni, quindi sia la nostra mente razionale che quella emotiva, sono artefici delle risposte agli stimoli.

Alcune volte lo stimolo non lascia spazio alla mente razionale ma genera un emozione che dà origine direttamente alla risposta. In questi casi non abbiamo il tempo di formulare un pensiero perché la successione stimolo – emozione – risposta è rapidissima. Pensiamo ad esempio a tutte quelle situazioni in cui, per la nostra sopravvivenza, dobbiamo agire all’istante. E’ il tipico caso di quando ci troviamo di fronte ad un pericolo improvviso (stimolo) e la paura (emozione) ci fa agire immediatamente ad esempio con la fuga (risposta). Se avessimo lasciato spazio al pensiero avremmo potuto mettere a rischio la nostra salvezza. La risposta è stata necessariamente istintiva.

Altre volte ad uno stimolo associamo pensieri e valutazioni che producono un’emozione e il conseguente comportamento. Infatti non è tanto ciò che ci accade a suscitare in noi una certa emozione quanto piuttosto la valutazione che noi diamo di quello che ci accade. Imparare a riconoscere l’emozione, divenire consapevoli del rapporto strettissimo tra il pensiero che precede l’emozione e l’emozione stessa è indispensabile per divenire responsabili delle nostre azioni.

Portare alla coscienza le emozioni che viviamo è quindi estremamente importante. Le emozioni ci aiutano a decidere tra le diverse alternative di scelta, dando maggior valore ad una rispetto alle altre, ci parlano dei nostri gusti e dei nostri bisogni, ci insegnano a distinguere tra ciò che ci dà piacere e ciò che ci dà sofferenza. Non dobbiamo definire le emozioni “positive” o “negative”, tutte hanno una loro importante funzione dandoci preziose indicazioni sulla strada da prendere.

Il primo passo da compiere è dunque imparare a riconoscerle e il lavoro di Counseling può essere molto utile in questo senso. Il Counselor ci accompagnerà a divenire consapevoli delle nostre emozioni, della connessione tra queste e i nostri pensieri e, di conseguenza, a divenire responsabili delle nostre azioni e quindi delle nostre scelte.                                                                                                                                                                                                                                 (pt)